Asfodelo - la primavera ormai qui è giunta!!!

La primavera qui nella vallata del fiume Cedrino sta arrivando, e , motivo per crederci, come ogni anno sono i fiori dell'asfodelo a premonire ed anticipare la fine dell'inverno... le api ne vanno ghiotte per il loro nettare e per i loro pollini, ed è uno dei primissimi fiori che, qui in Sardegna, lavorano con costanza, da cui un apicoltore attento può trarre un buonissimo miele uniflorale, dolcissimo, chiaro e ricco di  proprietà...   Ecco alcune foto di questo fiore, di stamani, e a seguire una bella descrizione con delle curiosità... Buona Giornata dalla Cooperativa Maia !!!
Asphodelus ramosus 
Sinonimi: Asphodelus aestivus auct., Asphodelus chambeironi Jord., Asphodelus microcarpus 
Famiglia:Asphodelaceae
Asfodelo mediterraneo, Asfodelo ramoso, Porraccio
Forma Biologica: G rhiz - Geofite rizomatose.
Piante con un particolare fusto sotterraneo, detto rizoma, che ogni anno emette radici e fusti avventizi.
Descrizione: pianta perenne, eretta, di 50-100 cm, munita di un apparato radicale rizomatoso, costituito da numerosi piccoli tuberi irregolari fusiformi e di un robusto fusto centrale cilindrico, privo di foglie, dal quale si diramano molte ramificazioni laterali nella metà superiore.
Le foglie, tutte basali, partono dal rizoma ipogeo, larghe 2-4 cm e lunghe fino a 70 cm, sono nastriformi, intere, coriacee, totalmente glabre a sezione triangolare appiattita, leggermente carenate.
I fiori numerosi sono distribuiti su di una infiorescenza piramidale racemosa, con un peduncolo di 5-7 mm, situati all'ascella di brattee ± arrossate, lunghe quanto il peduncolo.
Le corolle bianche con una stria rossastra centrale sono formate da 6 tepali liberi e carnosi. Gli stami, provvisti di filamenti bianchi di 10-15 mm con antere aranciate, superano i tepali e si inseriscono su di un cuscinetto che circonda l'ovario unico subsferico, con stilo poco più lungo degli stami ed uno stigma rigonfio all'estremità. I fiori sono bissessuali, l'impollinazione è entomofila.
Frutti capsule obvoidi o subsferiche di 5-8 mm deiscenti, formate da 3 valve esili, elittiche, a margini piatti, ciascuna portante da 2-7 rughe contenenti diversi semi neri.
Tipo corologico: Steno-Medit. - Entità mediterranea in senso stretto (con areale limitato alle coste mediterranee: area dell'Olivo).
Antesi: marzo-maggio
Habitat: Cresce dal mare alla montagna fino a 1200 m s.l.m.: incolti, garighe, pascoli aridi, terreni sassosi. La sua presenza è indice di degradazione dell'ambiente. Spesso associato con Asphodeline lutea 
Etimologia: Il nome del genere deriva dall’antico nome greco di questa pianta "ἀσϕοδελος asphodelos" composto da "α" non, senza e “σφάλλω sphállo” cadere, vacillare: che non vacilla che perdura. Secondo Pignatti il nome deriverebbe invece da "α" alfa privativo, “σποδός spodós” cenere e “ἔλος elos” valle, bassura ovvero valle di ciò che non è stato ridotto in cenere e si riferirebbe alla particolare ecologia di queste piante. Non sembra però convincente il passaggio della consonante "p" (π pi greco) alla "ph" (φ fi). Il nome specifico, indica la presenza di numerosi rami nello scapo fiorale.
Proprietà ed utilizzi:
Specie commestibile officinale
L'Asfodelo ha una lunga tradizione popolare. I tubercoli sono commestibili e sono stati usati come alimento durante le carestie e la prima guerra mondiale. I pricipi attivi in essi contenuti sono carboidrati, adatti anche per la panificazione, glucosidi e piccole quantità di alcaloidi, che ne sconsigliano l'impiego terapeutico per uso interno.
Applicato in cosmesi, come topico emolliente, rinfrescante e decongestionante per le pelli irritate, per schiarire le efelidi, per gli eritemi e scottature solari. Sembra che i fitoestratti siano lenitivi per i danni causati dalla psoriasi.
Era impiegato anche come diuretico ed anticatarrale. Il carbone ottenuto dai fusti della pianta ha proprietà assorbenti utile nelle terapie tossicologiche.
In zootecnia i tuberi miscelati con miele venivano impiegati per la cura delle dermo-abrasioni e per lenire le ferite.
In Sardegna ha radici molto antiche la coltura di intreccio dei cesti fatti con le foglie dell'asfodelo. Questo caratteristico artigianato ha contribuito per lungo tempo a far bilanciare le modeste entrate delle famiglie dei pastori e degli agricoltori. L'arte dell'intreccio è stata custodita e tramandata in segreto in ogni famiglia di madre in figlia. Era un lavoro faticoso che richiedeva una notevole manodopera per la raccolta ed il processo di lavorazione del materiale, messo a bagno nei corsi d'acqua per ammorbidirlo, steso ed asciugare nelle aie ed in fine il paziente e sapiente lavoro di intreccio per produrre pregiati cesti per vari usi.
Le foglie fresche sono impiegate nella produzione di formaggi tipici pugliesi; sembra siano utili anche per tenere lontane le zanzare.
Miscelando la polvere dei tuberi con acqua bollente si ottiene un collante resistente e naturale.
Curiosità: Per gli antichi greci e romani era un fiore sacro, associato alla resurrezione, anche Omero ne parla nell'Odissea; era considerato il cibo preferito dei morti, per questo era il simbolo dei defunti ed era utilizzato per adornare le tombe;ancora oggi in alcuni paesi del Mediterraneo è il simbolo dei defunti.
In Corsica, è consuetudine, nel giorno di Ognissanti, immergere i rami dell'Asphodelus ramosus nell'olio d'oliva e deporli come piccole lucerne davanti alle tombe dei propri cari,in segno di devozione.
In generale il bestiame e le pecore rifiutano questa pianta, infatti il consumo continuato di foglie da parte di pecore determina una particolare patologia, che provoca paresi e convulsioni
Di frequente, in primavera, si riscontrono alla base delle foglie dell'Asphodelo della masse biancastre simili alla saliva. E' una sostanza prodotta da una larva ( la sputacchina) Philaemus leucophthalmus della famiglia dei Cercopidi. Le ninfe appena nate si ricoprono di questa sostanza,prodotta dalla secrezione di ghiandole poste nell'addome e dalla linfa succhiata dalla pianta, per evitare la disidratazione e l'eventuale cattura da parte dei predatori.
In Europa fa parte delle piante protette.
In Sardegna è molto presente, sia in località marine che montane, ed è conosciuto con il nome di Iscraresìa (Barbagia) o Iscralèa ( nella bassa Baronia)

Commenti

Post più popolari